Italia! Il più bel paese del mondo

Discussion in 'Sezione Italiana' started by Air-Base, Apr 3, 2017.

Dear forum reader,

if you’d like to actively participate on the forum by joining discussions or starting your own threads or topics, please log into the game first. If you do not have a game account, you will need to register for one. We look forward to your next visit! CLICK HERE
  1. embriaco

    embriaco User

    Assessore Cavo: "Sbarbaro, i suoi echi si avvertono anche in una delle eccellenze liguri i cantautori genovesi"
    La Regione ricorda il poeta Camillo Sbarbaro a cinquant'anni dalla morte
    martedì 31 ottobre 2017
    [​IMG]
    GENOVA - Non c'è nulla di scollegato tra le nostre iniziative: oggi ricordiamo Sbarbaro, a cinquant'anni dalla sua morte; i suoi echi si avvertono anche in una delle eccellenze liguri i cantautori genovesi, non per caso Gino Paoli ha recentemente ricordato la grandezza dei poeti liguri e l'importanza che hanno avuto su di lui, sia Giorgio Caproni a cui è stato dedicato un tema dell'esame di maturità, sia Camillo Sbarbaro. Segno che esiste un filo conduttore sottile tra le eccellenze della parola della nostra regione". Così l'assessore regionale alla Cultura Ilaria Cavo è intervenuta questo pomeriggio per ricordare Camillo Sbarbaro e per fornire la possibilità di conoscere un poeta che ha attraversato senza clamore la storia del Novecento.
    Un'iniziativa voluta da Regione Liguria in collaborazione con la Fondazione Mario Novaro che ha dedicato a Sbarbaro il quaderno monografico de La Riviera Ligure e un video. "Sbarbaro poeta, scrittore, traduttore e botanico, aveva anche fama riconosciuta per le sue qualità di insegnante, amava i giovani - ha detto Cavo -. E' stato proprio pensando al suo rapporto con i giovani che è stato realizzato un video che riassume la sua personalità e che verrà messo sul sito di Regione Liguria. Il nostro obiettivo è quello di creare un filo conduttore tra tutte le nostre iniziative che vogliono valorizzare la parte culturale della nostra regione e diffondere la sua conoscenza e il suo valore presso il pubblico delle giovani generazioni". Nel corso dell'omaggio, oltre a Cavo che ha introdotto l'evento, sono intervenuti anche Davide Puccini, studioso di Camillo Sbarbaro e Massimo Sannelli che ha letto alcune poesie.


    Camillo Sbarbaro
    Padre, se anche tu non fossi il mio
    Padre, se anche tu non fossi il mio
    Padre se anche fossi a me un estraneo,
    per te stesso egualmente t'amerei.
    Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
    Che la prima viola sull'opposto
    Muro scopristi dalla tua finestra
    E ce ne desti la novella allegro.
    Poi la scala di legno tolta in spalla
    Di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
    Noi piccoli stavamo alla finestra.
    E di quell'altra volta mi ricordo
    Che la sorella mia piccola ancora
    Per la casa inseguivi minacciando
    (la caparbia aveva fatto non so che).
    Ma raggiuntala che strillava forte
    Dalla paura ti mancava il cuore:
    ché avevi visto te inseguir la tua
    piccola figlia, e tutta spaventata
    tu vacillante l'attiravi al petto,
    e con carezze dentro le tue braccia
    l'avviluppavi come per difenderla
    da quel cattivo che eri il tu di prima.
    Padre, se anche tu non fossi il mio
    Padre, se anche fossi a me un estraneo,
    fra tutti quanti gli uomini già tanto
    pel tuo cuore fanciullo t'amerei.

    [​IMG]


    Padre che muori tutti i giorni un poco, (1)
    e ti scema la mente e più non vedi
    con allargati occhi che i tuoi figli
    e di te non t’accorgi e non rimpiangi-
    se penso la fortezza con la quale (5)
    hai vissuto; il disprezzo c’hai portato
    a tutto ciò che è piccolo e meschino;
    sotto la rude scorza
    il tuo candido cuore di fanciullo;
    il bene c’hai voluto a tua madre, (10)
    a tua sorella ingrata, a nostra madre
    morta;
    tutta la vita tua sacrificata,
    e poi ti guardo, così come sei,
    io mi torco in silenzio le mie mani. (15)

    Contro l’indifferenza della vita
    vedo inutile anch’essa la virtù,
    e provo forte come non ho mai
    il senso della nostra solitudine.

    Io voglio confessarmi a tutti, padre, (20)
    che ridi se mi vedi e tremi quando
    d'una qualche premura ti fo segno,
    di quanto fui codardo verso te.

    Benché il rimorso mi si alleggerisca,
    che più giusto sarebbe mi pesasse (25)
    sul cuore, inconfessato....
    Io giovinetto imberbe, ti guardai,
    con ira padre, per la tua vecchiezza...
    Stizza contro te vecchio mi prendeva…

    Padre che ci hai tenuto sui ginocchi (30)
    nella stanza che s’oscurava, in faccia
    alla finestra, e contavamo i lumi
    di cui si punteggiava la collina,
    facendo a gara a chi vedeva primo -
    perdono non ti chiedo con le lacrime (35)
    che mi sarebbe troppo dolce piangere,
    ma con quelle più amare te lo chiedo
    che non vogliono uscire dai miei occhi.

    Una cosa soltanto mi conforta
    di poterti guardare con occhi asciutti: (40)
    il ricordo che piccolo,al pensiero
    che come gli altri uomini dovevi
    morir pure tu, il nostro padre,
    solo e zitto nel mio letto la notte
    io di sbigottimento lacrimavo. (45)
    Di quello che i miei occhi ora non piangono
    quell’infantile pianto mi consola,
    padre, perché mi par d’aver lasciato
    tutta la fanciullezza in quelle lacrime.

    Camillo Sbarbaro
    (da Pianissimo, 1914)
     
    Last edited: Oct 31, 2017
    Jet-Jumbo and olandiano like this.
  2. embriaco

    embriaco User

    Solito Leningrado ragazza Tanya Savicheva divenne noto in tutto il mondo grazie al suo diario, che teneva nel 1941-1942 biennio. durante l'assedio di Leningrado. Questo libro è diventato uno dei principali simboli di quegli eventi terribili.
    Luogo e data di nascita

    Tanya Savicheva è nato il 23 gennaio 1930 in un piccolo villaggio chiamato Dvorishche. Questo posto era vicino al lago di Peipus. I genitori di lei sollevate e cresciuti a Leningrado, dove ha trascorso quasi tutta la sua breve vita. Sami anziano Savichevs venuto dalla capitale del nord. La madre della ragazza Maria Ignàt'evna ha deciso di partorire in un remoto villaggio del fatto che viveva la sorella, il cui marito era un medico professionista. Ha svolto il ruolo di una levatrice e ha contribuito a fare in modo sicuro la nascita.
    Tanya Savicheva era l'ottavo bambino nella sua grande e famiglie. Lei era una junior tutti i miei fratelli e sorelle. Tre di loro sono morti prima della nascita di una bambina come un bambino nel 1916, a causa di un'epidemia di scarlattina. Così, all'inizio del blocco Thani ha lasciato due sorelle maggiori (Eugene e Nina), e il fratello (Leonida e Michael).
    [​IMG]
    famiglia Savicheva

    Il padre di Tanya era nepman – che è, l'ex proprietario. Anche in tempi dello zar Nikolaj Savitchev posseduto da forno, pasticceria e persino un cinema. Quando i bolscevichi salirono al potere, tutte queste società sono state nazionalizzate. Nikolai Rodionovich perso non solo tutti i loro beni, ma divenne diseredati – ha abbassato il diritto di voto, come socialmente inaffidabile.
    Nei 30 anni della famiglia Savicheva anche per breve tempo sfrattato da Leningrado, ma ben presto sono stati in grado di tornare alla sua città natale. Tuttavia, tutte queste scosse Nicholas non ha resistito ed è morto nel 1936. I suoi figli non erano autorizzati a studiare presso un'università o aderire al Partito Comunista. fratelli e sorelle più anziani hanno lavorato in varie fabbriche e le imprese di Leningrado. Uno di loro – Leonid, appassionato di musica, che è il motivo per cui la casa Savicheva era un sacco di strumenti ed è costantemente superato concerti amatoriali gay. Soprattutto giovani Tanya confidò apparteneva allo zio Basilio (fratello del padre).
    [​IMG]
    Inizia blocco

    Nel maggio 1941, Tanya Savicheva finito 3 class. In estate la famiglia voleva andare alla corte del paese in vacanza. Tuttavia il 22 giugno è venuto a conoscenza del l'attacco tedesco all'Unione Sovietica. Poi tutti gli adulti Savichevs ha deciso di rimanere a Leningrado, e aiutare nella parte posteriore della Rossa. Gli uomini sono andati al progetto di bordo, ma è stato rifiutato. Mio fratello Leonid era vista male, e lo zio Vasily e Alexei non è adatto per l'età. Michael è apparso solo nell'esercito. Dopo la presa di Pskov tedeschi nel luglio 1941 è diventato un guerrigliero dietro le linee nemiche.
    sorella di Nina, allo stesso tempo è andato a scavare trincee vicino a Leningrado, e Jack inizia a donare il necessario per trasfusione feriti soldati sangue. Blockade Diario Tani Savichevoy non dire questi dettagli. E 'solo nove pagine Ragazze misura note brevi circa la morte dei loro cari. Tutti i dettagli sul destino della famiglia Savicheva divenne noto molto più tardi, quando il diario bambino è diventato uno dei principali simboli di quel terribile blocco.
    [​IMG]
    La morte di Eugene

    Eugenio è morto nella prima famiglia Savicheva. E 'fortemente minato la loro salute a causa di regolare donazione di sangue presso il punto di trasfusione. Inoltre, la sorella maggiore Tanya ha continuato a lavorare in fabbrica. A volte è rimasta a passare la notte lì, al fine di risparmiare energia sui turni extra. Il fatto è che, alla fine del 1941 tutti i trasporti pubblici arrestato a Leningrado. E 'stato collegato con il fatto che la strada ha portato enormi cumuli di neve, che non c'era nessuno a pulire. Per andare al lavoro, Eugene ha dovuto andare ogni giorno a piedi lunghe distanze di diversi chilometri. Lo stress e la mancanza di riposo fortemente influenzati suo corpo. 28 dic 1941 Eugenio è morto per mano di sua sorella Nina, che è venuto a trovarla dopo che non ha trovato sul posto di lavoro. Poi lo stesso blocco diario Tani Savichevoy rifornito con il primo record.
    [​IMG]
    La prima voce

    Inizialmente, il diario Tani Savichevoy dall'assedio di Leningrado era un notebook della sorella Nina. Lei l'ha usata per il suo lavoro. Nina è stato il progettista-disegnatore. Così il suo libro è stato la metà dipinto con varie informazioni tecniche su caldaie e tubi.
    Diario di Tani Savichevoy iniziato quasi alla fine. La seconda parte del libro è stato diviso in ordine alfabetico per facilitare la navigazione. Ragazza che fa il primo record, si fermò sulla pagina, contrassegnato con la lettera "F". C'è il diario Tani Savichevoy da Leningrado assediata per sempre conservato il ricordo di quel Jack morì il 28 dicembre alle 00:00.
    Nuovo 1942 °

    Nonostante il fatto che già nei primi mesi di ambiente molte persone della città è morta, come se nulla fosse successo continuo blocco di Leningrado. Diario di Tani Savichevoy adatta alcune note sulle più terribili eventi per la sua famiglia. La ragazza ha fatto il suo ingresso con una matita colorata convenzionale.
    Nel gennaio del 1942, mia nonna materna di Tanya Evdokia Grigorevne Fedorova è stata diagnosticata la distrofia. Questa frase è diventata luogo comune in ogni casa, in ogni appartamento, e la famiglia. In Leningrado fermati razioni provengono dalle regioni vicine, e le scorte domestiche si stanno rapidamente esauriti. Inoltre, i tedeschi con l'aiuto di attacchi aerei all'inizio dell'assedio distrutto hangar, dove veniva conservato grano. Non è sorprendente che il vecchio 74-anni, la nonna Tanya morì di sfinimento tra i primi. Morì 25 gennaio 1942, appena due giorni dopo la data di nascita delle bambine.
    [​IMG]
    Messaggi Blog Recenti

    Successivamente, dopo la nonna morì di distrofia Evdokia Leonid. Nella sua famiglia affettuosamente chiamato Lekoy. 24-year-old giovane era la stessa età della Rivoluzione d'Ottobre. Ha lavorato per il Cantiere dell'Ammiragliato. La società è molto vicino a casa Savicheva, ma Leca ancora quasi mai stato lì, e ogni giorno, trascorso una notte al l'impresa di salire sul secondo turno. Leonid è morto il 17 marzo. Diario di Tani Savichevoy mantenuto la notizia della morte di uno dei suoi pagine.
    Nel mese di aprile, non l'ha fatto lo zio Vasja, e nel maggio – lo zio Lesha. Il padre di Brothers Tanya è stato sepolto in Piskarevsky. Solo tre giorni dopo che la madre Leschi di suo zio è morto ragazza Maria Savicheva. E 'successo 13 maggio, 1942. Poi Tanya ha lasciato nel suo diario ultime tre voci – "Savichevs è morto", "tutto è morto", "C'era un Tanya".
    La ragazza non sapeva che Mike e Nina sono sopravvissuti. Il fratello maggiore aveva combattuto nella parte anteriore ed era un partigiano, che è il motivo per cui su di esso per un lungo periodo non vi era alcuna notizia. E 'diventato disabile in tempo di pace solo spostato in una sedia a rotelle. Nina, lavorando al suo impianto di Leningrado è stato frettolosamente evacuato, e non era in grado di comunicare tempestivamente la sua famiglia propria salvezza.
    Suor dopo la prima guerra, ha trovato il suo notebook. Nina ha mandata alla mostra, descrive i giorni in cui c'era il blocco di Leningrado. Diario di Tani Savichevoy divenne noto in tutto il paese proprio in quel momento.
    [​IMG]
    vagabondaggio ragazza

    Dopo la morte di sua madre, Tanya è stato lasciato solo. In primo luogo, è andata ai vicini Nikolaenko, che vivevano nella stessa casa al piano di sopra. Il padre di questa famiglia organizzato Thani funerale di sua madre. La ragazza stessa non era in grado di partecipare alla cerimonia, perché era troppo debole. Il giorno dopo, Tanya è andato a Evdokia Arsenieva, la nipote della nonna. Uscendo da casa, la ragazza ha preso una scatola in cui memorizzare le cose diverse (compresi i certificati di morte e blog di famiglia).
    La donna ha emesso tutela sul minore Savicheva. Evdokia lavorato presso l'impianto e spesso lasciano la ragazza da sola a casa. Ha sofferto di malnutrizione causata dalla malnutrizione, che è il motivo per cui anche con l'avvento della primavera non si è separato con i vestiti invernali (come sempre sentito brividi). Nel giugno del 1942, Tanya trovato Vasily Krylov – un vecchio amico della sua famiglia. Egli è stato in grado di portare una lettera da sorella maggiore di Nina, che era in l'evacuazione.
    [​IMG]
    evacuazione

    Nell'estate del 1942 Savicheva Tatyana Nikolaevna, insieme a centinaia di altri bambini sono stati inviati a un orfanotrofio nella regione Gorky. Lì, nella parte posteriore che era sicuro. personale di assistenza all'infanzia di grandi dimensioni. Ma per il momento Tania salute è stata irrimediabilmente compromessa. Lei era fisicamente esausto dalla lunga malnutrizione. Inoltre, la ragazza si ammalò di tubercolosi, è per questo che è stato isolato dai coetanei.
    Child Health brucia molto lentamente. Nella primavera del 1944 è stato inviato a una casa di cura. Ci tubercolosi spostato nell'ultima fase del suo progresso. La malattia si sovrappone sulla distrofia, esaurimento nervoso e lo scorbuto. La ragazza è morta 1 luglio 1944. Negli ultimi giorni della sua vita completamente cieco. Così, anche due anni dopo l'evacuazione di uccidere i loro prigionieri blocco. Diario di Tani Savichevoy divenne più breve, ma una delle prove più imponente e intensa degli orrori subiti dagli abitanti di Leningrado.

    [​IMG]
    [​IMG]

    [​IMG]



    ..[​IMG]
    [​IMG]
     
    pulga1989, Jet-Jumbo and _caramon_ like this.
  3. olandiano

    olandiano User

    Che storia.....grazie.
     
    Jet-Jumbo, embriaco and _caramon_ like this.
  4. topgun123

    topgun123 User

    Jet-Jumbo likes this.
  5. embriaco

    embriaco User

    TECNOLOGIA & SCIENZA
    Il premio Nobel per la scoperta del Dna aveva parlato di neri dall'intelligenza inferiore
    Oggi la marcia indietro: "Sono mortificato, non ci sono prove, giusto arrabbiarsi"


    Dopo le frasi razziste Watson chiede scusa
    "Ma come ho fatto a dire certe sciocchezze?"


    Il Cold Spring Laboratory di New York ha sospeso la collaborazione con lo scienziato

    '"Ma come ho fatto a dire certe sciocchezze?"'
    [img width="280" alt='"Ma come ho fatto a dire certe sciocchezze?"'
    [​IMG]
    James Watson dietro il modellino della doppia elica del Dna
    LONDRA - Dopo il putiferio nato dalle sue dichiarazioni sulla presunta intelligenza inferiore dei neri, lo scienziato James Watson ora si dice "mortificato". Il genetista di 79 anni, premio Nobel nel 1962 per gli studi sul Dna insieme a Francis Crick, in un comunicato diffuso oggi, ha dichiarato di essere "mortificato per ciò che è accaduto". "E ancor più grave - ha aggiunto - è che non riesco a comprendere come ho potuto dire questo. Posso certamente comprendere perché la gente, leggendo quelle parole, ha reagito come ha fatto".

    Watson dunque non smentisce le dichiarazioni fatte e non lamenta di essere stato frainteso, semplicemente sostiene di essersi espresso male e di aver parlato con leggerezza. "Non posso che presentare le mie scuse senza riserve - ha affermato - Non è quello che volevo dire. E soprattutto non vi sono basi scientifiche per sostenere tali tesi".

    Giorni fa il premio Nobel aveva sostenuto che i test scientifici indicano che gli africani - ma anche i neri americani - sono meno intelligenti degli occidentali. A corollario di questa affermazione, Watson aveva anche spiegato di essere pessimista sul futuro dell'Africa perché "tutte le nostre politiche sociali sono basate sul fatto che la loro intelligenza (degli africani) sia uguale alla nostra quando tutti i test svolti dicono il contrario".

    In seguito a queste dichiarazioni pubblicate dal Sunday Times, il museo della Scienza di Londra ha cancellato una prevista conferenza del premio Nobel. Allo stesso modo il prestigioso laboratorio di Cold Spring Harbor, nello stato di New York, dove furono svolti gli esperimenti decisivi per la scoperta del Dna, ha deciso di sospendere la collaborazione con il genetista.

    (19 ottobre 2007)
     
    _caramon_, Jet-Jumbo and olandiano like this.
  6. olandiano

    olandiano User

    Grazie per la storia ancora....:rolleyes:
     
    Jet-Jumbo, embriaco and _caramon_ like this.
  7. embriaco

    embriaco User

    La maestrina di Edmondo De Amicis

    di pina la villa, pubblicato su Sherazade 2/2000

    La maestrina degli operai offre un campionario molto vario di maestre e maestri, consentendo anche una essenziale ricostruzione storica.Le sue osservazione sono felici e dettagliate, anche se a volte rischiano di cadere nello stereotipo, ma anche lo stereotipo può avere una sua utilità ai fini della ricostruzione dell'immaginario collettivo. Siamo a Torino, più esattamente nei sobborghi operai. Uno dei luoghi in cui, provenendo da realtà spesso diversissime, anche se della stessa regione, venivano a trovarsi, in uno stretto rapporto tra vita e lavoro, molte giovani maestre:

    "Una delle più belle scuole suburbane di Torino, che son tutte nuove e di bell'aspetto, è quella del piccolo sobborgo di Sant'Antonio, posto un miglio fuori di porta e abitato in gran parte da contadini e da operai di due grandi fabbriche di ferramenti e di acido solforico, che lo riempion di rumore e lo copron di fumo. Il sobborgo è formato da una sola strada diritta, fiancheggiata di piccole case e d'orticelli, dalla quale si spicca un largo viale, che corre nella campagna aperta: in fondo a questo v'è la chiesa, solitaria, e dall'un dei lati, sul confine d'un campo, la scuola. Agli insegnanti appartengono cinque orti minuscoli, chiusi nel muro di cinta del cortile, e coltivati dal bidello, che tien per sé i legumi e dà al primo piano le fragole e i fiori."

    La maestra Varetti, la protagonista del racconto,vive il nuovo incarico nelle scuole serali frequentate dagli operai come un incubo "Figliuola d'un maggiore di fanteria, di famiglia nobile, morto nella battaglia di Custoza, vissuta fino a diciott'anni in un collegio severo di provincia, timida e gentile di natura, aveva avuto fin da bambina una specie di terrore fantastico della plebe"(p. 162) "Sui ventiquattro anni, benché alta di statura, ne dimostrava diciotto; era esile, aveva un corpo gentile di fanciulla adolescente, il viso d'una bianchezza lattea e d'una minutezza di lineamenti da bambina, e una piccola bocca scolorita, da cui usciva una voce debole e dolce di malata. Che autorevolezza avrebbe potuto avere?"(p. 172) La maestra Varetti inizia quindi le lezioni alla scuola serale col terrore di un giovane che si è iscritto con la precisa intenzione di insidiarla. E' piena di paure, incapace di tenere testa a una classe formata da uomini dai dieci ai cinquantanni, ma prevale in lei sempre il senso del dovere. Non la sfiora mai, però, neanche quando la corte del giovane si trasforma in amore, in un amore che lo porta al rischio di risse e di drammi più grandi di lei, a ricambiare questo amore. E del resto, anche De Amicis, alla fine, risolve la storia facendo morire il giovane a seguito di una rissa nata dalla sua arroganza, finalizzata questa volta alla protezione della maestra. L'unica concessione è un bacio dopo il quale il giovane "spirò".

    Altri tipi di maestre e maestri sono presenti nel racconto, ma tutti sono accomunati da una sostanziale incompresnione della realtà in cui si muovono, quella della scuola oltre che quella degli operai, e tutti in qualche modo come un corpo estraneo in un ambiente che generava paura. Vediamo per esempio la sua collega Mazzara: "veniva una volta il mese a trovar la sua amica suburbana, come la chiamava, quasi sempre il dopopranzo del giovedì. Era maggiore di lei di dieci anni, alta e secca, tutta nervi, con una carnagione di un rosso di prosciutto crudo, e aveva dei begli occhi grigi curiosissimi, scintillanti sopra un naso a falcetto, di sotto al quale s'apriva una fontana di parole inesauribile, che qualche volta pareva che s'ingorgasse all'orifizio, e non potesse uscire per la troppa furia. Baciata l'amica, le disse quello che aveva già fatto nella giornata: avva girato l'ingirabile: s'era levata alle sette, era andata a trovare una sua amica francese, monaca, maestra, maestra nell'Istituto del Sacré-Coeur, a chieder notizie d'un'altra, malata, maestra nell'Istituto Faconti, a raccomandare un ragazzo a don Bosco, all'Oratorio di via Cottolengo; poi aveva portato un articolo d'un'amica alla direzione dell'"Unione degl'insegnanti" e dato una corsa, per un suo affare, alla Società del canto corale, di cui faceva parte. […] Era anche socialista, infatti; era un po' di ogni cosa. Religiosa con le famiglie religiose, democratica con le famiglie del popolo, aristocratica con l'aristocrazia, fautrice dell' "emancipazione" della donna con le amiche "emancipate", e affettuosamente piaggiera con tutti, aveva relazione con mezza Torino, bazzicava cento case, dove dava lezioni e accettava pranzi, conosceva preti, deputati, giornalisti, gente bisognosa, che raccomandava da tutte le parti " (p.166)

    Consiglia più volte alla maestra Varetti di essere più indulgente col giovane innamorato di lei e alle reazione indignate e sorprese di questa esplode : "Gli uomini di tutte le classi sociali si valgono, salvo che i loro vizi e le loro colpe hanno un diverso colore: i signori bevono del vino più fino, frequentano delle male donne meglio vestite, e danno dei colpi di sciabola invece che dei colpi di coltello". (p. 234)

    Una vita quasi monacale, quella delle maestrine nel sobborgo, malgrado la loro apparente libertà, senza vincoli coniugali e lontane dai controlli parentali: "Da un mese desinavano insieme, loro due [si riferisce alla maestra Varetti e alla maestra Baroffi] e la maestra latti, contentandosi della cucina agreste della cantoniera, la quale le serviva qualche volta anche a tavola, tra una scopata e l'altra"(p.177)

    Un universo chiuso, asfittico, un concentrato dei pregiudizi e delle paure piccolo-borghesi dell'epoca: "La piccola Latti aveva una monomania malinconica, che non lasciavan punto sospettare il suo corpicciolo grassotto e il suo visetto nero e vivo di gitanella: si credeva sempre malata, , d'una malattia che cambiava ogni quindici giorni; aveva in camera sua un'intera farmacia, portava sempre in tasca pillole e polveri, sapeva a mente Il medico di se stesso[…] Alle sue alunne dava spesso per tema delle lettere in cui si doveva consolare dei malati lontani o parlare d'una malattia propria.[…] Del resto, buona come il pane e superiore a tutte le piccole miserie e passioncelle del mondo scolastico, come chi crede d'essere già più di là che di qua. Era figliola d'una guardia civica"[…]Non ostante le sue trent'otto primavere, quella credeva ancora all'operaio dei libri di lettura che canta le gioie della povera onestà e compiange i ricchi affollati di cure. Tutta immersa nella letteratura, non aveva alcuna conoscenza pratica della vita, nessun fondamento d'osservazione fatta direttamente sugli uomini e sulle cose; ma solo un'emporio disordinato e bizzarro di sentenze di libri, di concetti convenzionali e di frasi coniate, che combinava continuamente in mosaico per le sue conferenze ideali"(p.174)

    Nel recinto degli insegnanti del sobborgo vive anche una coppia di maestri: "Il maestro Garallo e sua moglie erano conosciuti come i due più appassionati computisti del corpo magistrale, facevan calcoli infiniti sugli stipendi e sugli aumenti quinquennali propri e degli altri, erano occupati di continuo in questioni di contenzioso scolastico finanziario…"(p.177)

    Dice De Rienzo che nei racconti di De Amicis, viene meno quell'universo asessuato che era stato proprio del romanzo Cuore. E soprattutto La maestrina degli operai gli appare "giocato sull'eros (con qualche malizia forse di troppo)" Affrontando lo sguardo del giovane, questa " sorta di Franti cresciuto (il Muroni), dallo sguardo assassino[…]la maestrina"muta colore e perde il fiato". Una sessualità soffocata, e non solo perché le attenzioni provengono da un giovane di un altro ceto e da un "alunno". Intuiamo che la ritrosìa e il vero terrore che l'avvicinarsi del giovane alla maestrina produce è legato alla visione del sesso come male, come colpa o, nel migliore dei casi, come sacrificio supremo per l'uomo degno di essere amato. Ed è questo modo di vivere la sessualità e i rapporti con l'altro sesso che mette subito la maestrina in una condizione di inferiorità, oltre che ad aggravare le sue difficoltà con la classe: "La maestra s'avvide chiaramente di questo sospetto [quello che la classe nutriva sui loro possibili rapporti] dall'atto improvviso e ostentato con cui tutti si voltavano verso di lei e di lui, ogni volta ch'essa lo interrogava, e dal tossire affettato, dai sogghigni, dalle mezze parole che si lasciavano sfuggire, guardandola con occhi ridenti, anche i più savi; e questo la turbò a segno, che doveva far violenza sopra di sé prima di chiamarlo a leggere, e preparar quasi l'animo e i nervi a ricacciare il rossore che le sarebbe salito alla fronte, s'egli le avesse rivolto una domanda all'improvviso. E stava in continua ansietà che non le riuscisse una volta di nascondere il suo turbamento, perché, senza dubbio, la scolaresca non l'avrebbe creduto effetto di timidità o di vergogna dei suoi sospetti, ma rivelazione d'amore" (p. 226).

    Credo però che la vera malizia di De Amicis sia in questo romanzo nel ruolo che attribuisce alle figure maschili. Consapevole della sua debolezza, la maestrina chiede più volte aiuto al suo collega Garallo e al cantoniere, e una volta arriva anche in classe, inatteso, un ispettore che fa una ramanzina alla classe. Ma nessuno di loro affronta seriamente il problema, nessuno di loro è di reale aiuto alla maestrina e soprattutto, nessuno di loro riesce ad evitare l'epilogo tragico - anche se liberatorio - della vicenda.


    Scheda

    Il racconto La maestrina degli operai è nel libro Amore e ginnastica, di Edmondo de Amicis, Rizzoli, 1986. Sono quattro racconti, due lunghi - Amore e ginnastica, La maestrina degli operai - e due brevi - Il libraio dei ragazzi, Il Professor Padalocchi - tutti ambientati nel mondo della scuola. Non credo che letterariamente abbiano un gran rilievo, come d'altronde lo stesso Cuore, nel senso che oggi non hanno molto da dirci, in questo portandosi dietro tutti i limiti del provincialismo dell'Italia umbertina. Sono un documento, interessante per certi versi, di una stagione che ha visto nascere la figura del maestro - e della maestra, soprattutto. Con un che sempre di idilliaco, malgrado non si arrivi ai livelli di Cuore, e anzi di molti maestri si faccia un ritratto bonariamente negativo : il maestro Fassi che sfrutta la collega Pedani per gli articoli sulla ginnastica, la maestra Zibelli, sempre sull'orlo di una crisi di nervi, (Amore e ginnastica), il maestro Garallo, che afferma pomposamente che la sua classe è disciplinata mentre se ne sentono arrivare distinti e caotici i rumori, attento, insieme alla moglie maestra, agli scatti di anzianità e alle tabelle dello stipendio. Anche le figure positive appaiono un po' sbiadite, prive di forza: la maestra Pedani di Amore e ginnastica e la maestra Varetti di La maestrina degli operai, rappresentano più che dei tipi degli stereotipi, e le loro vicende recano tutti i segni della superficialità con cui De Amicis si è avvicinato al loro mondo. Italo Calvino su Amore e ginnastica :" probabilmente il più bello, certo il più ricco di humour, malizia, sensualità, acutezza psicologica che mai scrisse Edmondo de Amicis". Giorgio de Rienzo: "Il coraggio del piccolo protagonista che va dagli Appennini alle Ande non discute ma decora nelle lacrime la piaga dolorosa dell'emigrazione italiana". Il giudizio, riferito a Cuore, è il più convincente che abbia dato de Rienzo in questa sua introduzione critica. Per i racconti qui raccolti potremmo dire che l'ironia e il controcanto di Cuore non discutono il quadro disegnato dell'ambiente scolastico, ma lo decorano, presentando appunto degli stereotipi se non addirittura delle macchiette - Il professorPadalocchi . De Amicis "Io non sono che un giornalista, uno che annota la vita d'ogni giorno, e sceglie in essa quel che più esemplare vi accade. Certe volte mi piace divertire i miei lettori, ma per consolarli. Non ho altra ambizione".

    [​IMG]


    [​IMG]


    [​IMG]
     
    Jet-Jumbo, _caramon_ and olandiano like this.
  8. olandiano

    olandiano User

  9. _caramon_

    _caramon_ User


    [​IMG]


    ...pensavo ti fossi dimenticato di me...! c'ero rimasta un po' male, in verità!
     
    Jet-Jumbo, GBRY1967 and olandiano like this.
  10. olandiano

    olandiano User

    :)
    Lui non ti dimentico mai.....credo mi....impossibile...
     
    Jet-Jumbo, GBRY1967 and _caramon_ like this.
  11. pulga1989

    pulga1989 User

    Heey friend.

    In Mexico 1968, Tlatelolco, Edo.Mex.
    The massacre of Tlatelolco.
    Beligerantes.
    Students.-----------Mexican Soldier, American Soldier, Cia usa, mexican police...

    [​IMG] [​IMG] [​IMG]
     
  12. embriaco

    embriaco User

    Strage di Ayotzinapa

    Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

    [​IMG]
    "Li presero vivi. Li rivogliamo di nuovo vivi. Solidarietà per i 43 studenti scomparsi", si legge dai graffiti.
    La strage di Ayotzinapa avvenne il 26 settembre 2014 a Iguala, in Messico. Ne furono vittime alcuni studenti della Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa. Secondo le ricostruzioni i ragazzi erano in viaggio per Città del Messico a bordo di tre autobus sequestrati per svolgere un'iniziativa di raccolta fondi. Durante il viaggio furono intercettati dalla polizia locale che li attaccò brutalmente causando la morte di 6 studenti; 25 studenti riportarono gravi ferite e 43 furono rapiti.
    I dettagli sul massacro sono ancora poco chiari ma, dopo le varie inchieste effettuate dalla procura generale, si concluse che dopo il rapimento i giovani sequestrati furono consegnati ad alcuni esponenti di un noto gruppo criminale della zona, i Guerreros Unidos, e uccisi.
    Sotto accusa finirono il sindaco di Iguala Jose Luis Abarca e sua moglie Maria de los Angeles Pineda Villa; i due furono arrestati il 4 novembre 2014 dopo circa un mese di latitanza
    La strage degli studenti in Messico: Narco-Stato e Narco-Politica
    Pubblicato il 10 ottobre 2014 · in America Latina ·
    di Fabrizio Lorusso
    [​IMG]Il Messico si sta trasformando in un’immensa fossa comune. Dal dicembre 2012, mese d’inizio del periodo presidenziale di Enrique Peña Nieto, a oggi ne sono state trovate 246, a cui pochi giorni fa se ne sono aggiunte altre sei. Sono le fosse clandestine della città di Iguala, nello stato meridionale del Guerrero. Tra sabato 4 ottobre e domenica 5 l’esercito, che ha cordonato la zona, ne ha estratto 28 cadaveri: irriconoscibili, bruciati, calcinati, abbandonati. E’ probabile che si tratti dei corpi interrati di decine di studenti della scuola normale di Ayotzinapa, comune che si trova a circa 120 km da Iguala. Infatti, dal fine settimana precedente, 43 normalisti risultano ufficialmente desaparecidos. “Desaparecido” non significa semplicemente scomparso o irreperibile, significa che c’è di mezzo lo stato.
    Vuol dire che l’autorità, connivente con bande criminali o gruppi paramilitari, per omissione o per partecipazione attiva, è coinvolta nel sequestro di persone e nella loro eliminazione. Niente più tracce, i desaparecidos non possono essere dichiarati ufficialmente morti, ma, di fatto, non esistono più. I familiari li cercano, chiedono giustizia alle stesse autorità che li hanno fatti sparire. Oppure si rivolgono ai mass media e a istituzioni che in Messico sono sempre più spesso una farsa, una facciata che nasconde altri interessi e altre logiche, occulte e delinquenziali. E nelle conferenze stampa, senza paura, dicono: “Non è stata la criminalità organizzata, ma lo stato messicano”.
    La strage di #Iguala #Ayotzinapa
    [​IMG]La sera di venerdì 26 settembre un gruppo di giovani alunni della scuola normale di Ayotzinapa si dirige a Iguala per botear, cioè racimolare soldi. Hanno tutti tra i 17 e i 20 anni. Vogliono raccogliere fondi per partecipare al tradizionale corteo del 2 ottobre a Città del Messico in ricordo della strage di stato del 1968, quando l’esercito uccise oltre 300 studenti e manifestanti in Plaza Tlatelolco. I normalisti decidono di occupare tre autobus. I conducenti li lasciano fare, ci sono abituati. Sono le sette e mezza, fa buio. Fuori dall’autostazione, però, ad attenderli c’è un commando armato di poliziotti. Fanno fuoco senza preavviso. Sparano per uccidere, non solo per intimidire. Hanno l’uniforme della polizia del comune di Iguala e sono gli uomini del sindaco José Luis Abarca Velázquez e del direttore della polizia locale Felipe Flores, entrambi latitanti da più di una settimana. Ma i pistoleri poliziotti non restano soli a lungo, presto sono raggiunti da un manipolo di altri energumeni in tenuta antisommossa. Il fuoco delle armi cessa per un po’, ma l’attacco è stato brutale, indignante e irrazionale.
    La persecuzione continua. Partono altri spari. Muoiono tre studenti, altri 25 restano feriti, uno in stato di morte cerebrale. Per salvarsi bisogna nascondersi, buttarsi sotto gli autobus. Non muoverti, se no gli sbirri ti seccano. Alcuni cercano di scappare, scendono dai bus, il formicaio esplode nell’oscurità. Gli uomini in divisa caricano decine di studenti sulle loro camionette e li portano via. Pare che l’esercito, la polizia federale e quella statale abbiano scelto di non intervenire. Lasciar stare.
    Intanto sopraggiungono altri soggetti con armi di alto calibro, narcotrafficanti del cartello dei Guerreros Unidos, una delle tante sigle che descrivono il terrore della narcoguerra e la decomposizione del corpo sociale in molte regioni del paese. Non contenti, i poliziotti, in combutta con i narcos, si spostano fuori città, pattugliano la strada statale che collega Ayotzinapa a Iguala e fermano un pullman di una squadra di calcio locale, los avispones. Assaltano anche quello, pensando che sia il mezzo su cui gli studenti stanno facendo ritorno a casa. Bisogna sparare, bersagliare senza tregua. E ora sono in tanti, narcos e narco-poliziotti, insieme, probabilmente per ordine de “El Chucky”, un boss locale, e del sindaco Abarca.
    [​IMG]Ammazzano un calciatore degli avispones, un ragazzo di quattordici anni che si chiamava David Josué García Evangelista. I proiettili volano ovunque, sono schegge di follia e forano la carrozzeria di un taxi che, sventurato, stava passando di lì. Perdono la vita sia il conducente dell’auto sia una passeggera, la signora Blanca Montiel. Il caso, la mala suerte si fa muerte. Poche ore dopo in città compare il cadavere dello studente Julio Cesar Mondragón, martoriato. Gli hanno scorticato completamente la faccia e gli hanno tolto gli occhi, secondo l’usanza dei narcos. La macabra immagine, anche se repulsiva, diventa virale nelle reti sociali. E si diffondono globalmente anche le testimonianze dirette dell’orrore che stanno rendendo i sopravvissuti.
    Le reazioni alla mattanza
    Dopo il week end del massacro a Iguala i compagni della normale di Ayotzinapa e i familiari delle vittime e dei desaparecidos si organizzano, reclamano, tornano sul luogo della strage e indicono una manifestazione nazionale per l’8 ottobre a Città del Messico per chiedere le dimissioni del governatore statale, Ángel Aguirre, la “restituzione con vita” dei desaparecidos e giustizia per le vittime della mattanza.
    Cresce la pressione mediatica e popolare per ottenere giustizia. Arrivano i primi arresti. 22 poliziotti al soldo delle mafie locali e 8 narcotrafficanti sono imprigionati e la Procura Generale della Repubblica comincia a occuparsi del caso. Alcuni degli arrestati confessano i crimini commessi e parlano di almeno 17 studenti rapiti e giustiziati. Indicano la posizione esatta di tre fosse clandestine in cui sarebbero stati interrati. L’esercito e la gendarmeria commissariano l’intera regione e blindano le fosse comuni che non sono tre, sono sei. La morte si moltiplica. I corpi recuperati sono 28, non 17. I desaparecidos, però, sono 43.
    [​IMG]I numeri non tornano. I familiari non si fidano, chiedono l’invio di medici forensi argentini, specialisti imparziali e qualificati. Ci vorrà tempo per avere certezze, se mai ce ne saranno. I risultati dell’esame del DNA tarderanno ad arrivare almeno due settimane. Nel frattempo, il 7 ottobre, seicento agenti delle polizie comunitarie della regione della Costa Chica, appartenenti alla UPOEG (Unione dei Popoli Organizzati dello Stato del Guerrero), hanno fatto il loro ingresso a Iguala per cercare “vivi o morti” e “casa per casa” i 43 studenti scomparsi. Altri gruppi della polizia comunitaria di Tixla, autonoma rispetto alle autorità statali, hanno scritto su twitter: “Con la nostra attività di sicurezza stiamo proteggendo la Normale di #Ayotzinapa“.
    Dov’è finito il sindaco del PRD (Partido de la Revolución Democrática, di centro-sinistra) José Luis Abarca? E sua moglie, anche lei irreperibile? E cosa fa il governatore dello stato, il “progressista”, anche lui del PRD, Ángel Aguirre? Pare che lui conoscesse molto bene la situazione già da tempo. Il loro partito ha scelto di espellere il sindaco e sostenere il governatore per non perdere quote di potere in quella regione. Abarca ha chiesto 30 giorni di permesso e poi è sparito. Ora è ricercato dalla giustizia e vituperato dall’opinione pubblica nazionale. Aguirre, che non ha potuto impedire la strage né ha bloccato la concessione permesso richiesto dal sindaco prima di scappare, cerca di difendere l’indifendibile e, per ora, non presenta le sue dimissioni. Anzi, scambia abbracci e si fa la foto con Carlos Navarrete, nuovo segretario generale del PRD eletto domenica 5 ottobre.
    Narco-Politica
    La gravità della situazione è palese, anche perché è nota da anni e non s’è fatto nulla per denunciarla ed evitare la sua degenerazione violenta. José Luis Abarca, sindaco di Iguala al soldo dei narco-cartelli, ha un passato inquietante alle spalle, ma è riuscito comunque a diventare primo cittadino e a piazzare sua moglie, María Pineda, come capo delle politiche sociali municipali, cioè dell’ufficio del DIF (Desarrollo Integral de la Familia), e prossima candidata sindaco. Il giorno della strage la signora Pineda doveva presentare la relazione dei lavori svolti come funzionaria pubblica e, temendo un’eventuale incursione dei normalisti nell’evento, avrebbe richiesto al marito di “mettere in sicurezza” la zona.
    Abarca avrebbe quindi lanciato l’operazione contro gli studenti con la collaborazione piena del capo della polizia municipale, suo cugino Felipe Flores. Costui era già noto per aver “clonato” pattuglie della polizia col fine di realizzare “lavoretti speciali” e per i suoi abusi d’autorità. La moglie del sindaco è sorella di Jorge Alberto e Mario Pineda Villa, noti anche come “El borrado” e “El MP”, due operatori del cartello dei Beltrán Leyva morti assassinati. Salomón Pineda, un altro fratello, sta con i Guerreros Unidos dal giugno 2013. In uno degli stati più poveri del Messico, Abarca e consorte prendono, tra stipendi e compensazioni, 20mila euro al mese che pesano direttamente sulle casse comunali.
    [​IMG]“Mi concederò il piacere di ammazzarti”, avrebbe detto nel 2013 il sindaco Abarca ad Arturo Hernández Cardona, della Unidad Popular di Guerrero, prima di ucciderlo, secondo quanto racconta un testimone di questo delitto per cui Abarca non è stato condannato, ma che è depositato in un fascicolo giudiziale.
    Il 30 maggio 2013 otto persone scomparvero a Iguala. Erano attivisti, membri della Unidad Popular, un gruppo politico vicino al PRD. Tre di loro sono stati ritrovati, morti, in fosse comuni. La camionetta su cui viaggiavano venne rinvenuta nel deposito comunale degli autoveicoli di Iguala. Human Rights Watch, Amnesty Internacional e l’Ufficio a Washington per gli Affari Latinoamericani chiesero invano alle autorità federali di chiarire il caso, essendoci il fondato sospetto di un’implicazione delle autorità locali. Cinque attivisti sono tuttora desaparecidos.
    I sicari con l’uniforme della polizia e quelli in borghese lavorano per lo stesso cartello, quello dei Guerreros Unidos che è in lotta con Los Rojos per il controllo degli accessi alla tierra caliente, la zona calda tra lo costa e la sierra in cui prosperano le coltivazioni di marijuana e fioriscono i papaveri da oppio, che qui si chiamano amapola o adormidera. Le bande rivali sono nate dalla scissione dell’organizzazione dei fratelli Beltrán Leyva, ormai agonizzante. Il 2 ottobre, mentre 50mila persone sfilavano per le strade della capitale per non far sbiadire la memoria di una strage, a Queretaro veniva arrestato l’ultimo dei fratelli latitanti, Hector Beltrán Leyva, alias “El H”, un altro figlio delle montagne dello stato del Sinaloa. “El H” era diventato un imprenditore rispettato. Originario della Corleone messicana, la famigerata Badiraguato, e antico alleato dell’ex jefe de jefes, Joaquín “El Chapo” Guzmán, che sta in prigione dal febbraio scorso, s’era costruito una reputazione rispettabile, onorata. Ma già da tempo il gruppo dei Beltrán s’era diviso in cellule cancerogene e impazzite secondo il cosiddetto effetto cucaracha: scarafaggi in fuga, un esodo di massa per non essere calpestati.
    Ed eccoli qui che giustiziano studenti insieme ai poliziotti che, a loro volta, aspirano a posizioni migliori all’interno dell’organizzazione criminale, sempre più confusa con quella statale, e s’occupano della compravendita di protezione e di droga. L’eroina tira di più in questo periodo e Iguala è una porta d’accesso importante, una plaza di snodo. L’eroina bianca del Guerrero è un prodotto che non ha niente da invidiare, per qualità e purezza, a quella proveniente dall’Afghanistan. Anche per questo la regione è la più violenta del Messico da un anno e mezzo a questa parte e ha spodestato in testa alla classifica della morte altri stati in disfacimento come il Michoacan, il Tamaulipas, Sonora, il Sinaloa, Chihuahua, l’Estado de México e Veracruz.
    [​IMG]I responsabili del massacro di Iguala
    I poliziotti detenuti accusano Francisco Salgado, uno dei loro capi, finito anche lui in manette, di avere ordinato loro di intercettare gli studenti fuori dalla stazione degli autobus. Invece l’ordine di sequestrarli e assassinarli sarebbe arrivato dal boss mafioso El Chucky. Chucky, come il personaggio del film horror “La bambola assassina” di Tom Holland. Il procuratore di Guerrero, Iñaki Blanco, ritiene che il principale responsabile della mattanza e della desaparición dei 43 normalisti sia il sindaco Abarca che “è venuto meno al suo dovere, oltre ad aver commesso vari illeciti”. Il procuratore parla solo di “omissioni”, promuoverà accuse per “violazioni alle garanzie della popolazione” e la revocazione della sua immunità, ma dal suo discorso non si capisce chi sarebbero tutti i responsabili né come saranno identificati e processati.
    Chi ha ordinato ai (narco)poliziotti di fermare i normalisti e di sparare? Com’è possibile che il sindaco e il capo della polizia e delle forze di sicurezza locali, Felipe Flores, siano riusciti a fuggire? Perché i due, ma anche l’esercito e le forze federali, hanno lasciato gli studenti alla mercé della violenza? Perché la polizia prende ordini dai narcos e, anzi, fa parte del cartello dei Guerreros Unidos? Com’è possibile che tutto questo sia tragicamente così normale in Messico? Come mai nessuno l’ha impedito, se già da anni si era a conoscenza della situazione?
    Infatti, ci sono prove del fatto che, almeno dal 2013, il governo federale e il PRD hanno chiuso entrambi gli occhi di fronte all’evidenza: José Luis Abarca e sua moglie María Pineda avevano chiari vincoli col narcotraffico e con la morte di un militante come Arturo Hernández Cardona. Ma già dal 2009, quando il presidente era Felipe Calderón, del conservatore Partido Acción Nacional (PAN), la Procura Generale della Repubblica aveva reso pubbliche la relazioni della signora Pineda e dei suoi fratelli con il cartello dei Beltrán Leyva. La polizia di Iguala era in mano ai narcos e sono tantissime le realtà locali in Messico ove predomina questa situazione.
    L’esperto internazionale di sicurezza e narcotraffico, il prof. Edgardo Buscaglia, ha parlato di Peña Nieto e di Calderón come figure simili tra loro, come coordinatori del patto d’impunità e della perdita di controllo politico nazionale: “Sono cambiate le facce, ma hanno lo stesso ruolo”. Perciò, ha segnalato l’accademico, bisogna cominciare dal presidente per trovare i responsabili. Mentre la comunità internazionale “fa come se non stesse accadendo nulla”, nel paese “il denaro zittisce le coscienze collettive” e, secondo Buscaglia, “il sistema giungerà a una crisi e ci sarà una sollevazione sociale in cui si fermerà il paese e soprattutto il sistema economico”.
    [​IMG]Le scuole normali messicane
    Resta il fato che sparuti gruppi di studenti, seppur combattivi, di un’istituzione rurale non sono pericolosi trafficanti né rappresentano minacce sistemiche. Perché annichilarli? Forse la storia ci aiuta a ipotizzare delle risposte. Le scuole normali messicane, nate negli anni ’20 e impulsate dal presidente Lázaro Cárdenas negli anni ’30 come baluardi del progetto di educación socialista per il popolo e le zone rurali del paese, sono considerate oggi dalla classe politica tecnocratica come un pericoloso e anacronistico retaggio del passato. Un’appendice inutile da estirpare per entrare appieno nella globalizzazione.
    Di fatto i governi neoliberali, dai presidenti Miguel de la Madrid (1982-1988) e Carlos Salinas (1988-1994) in poi, hanno costantemente attaccato e minacciato la sopravvivenza del sistema scolastico delle normali che, ciononostante, ha saputo resistere. La funzione sociale di questi centri educativi è sempre stata fondamentale perché è consistita nell’istruire le classi sociali più deboli e sfruttate, specialmente i contadini e gli abitanti delle campagne, affinché potessero difendersi dai soprusi dei latifondisti e dei politici locali, secondo un chiaro progetto politico-educativo di emancipazione e ribellione allo status quo. L’alfabetizzazione della popolazione rurale e la formazione di maestri coscienti socialmente sembra essersi trasformata in un’anomalia per tanti settori benpensanti, politici e metropolitani.
    Anche per questo gli studenti delle normali, in quanto portatori di modelli di lotta e di formazione antitetici rispetto a quelli delle élite locali e nazionali e dei cacicchi della narco-agricoltura e della narco-politica, sono già stati vittime in passato della barbarie e della repressione. Nel dicembre 2011 la polizia ne uccise due proprio di Ayotzinapa durante lo sgombero di un blocco stradale e di una manifestazione. Una violenza smisurata venne impiegata dalla Polizia Federale nel 2007 per reprimere gli alunni di quella stessa cittadina che avevano bloccato il passaggio in un casello della turistica Autostrada del Sole tra Acapulco e Città del Messico. Nel 2008 i loro compagni della normale di Tiripetío, nel Michoacán, furono trattati come membri di pericolose gang e, in seguito a una giornata di proteste e scontri con la polizia, 133 di loro finirono in manette.
    [​IMG]Tradizione stragista
    La criminalizzazione dei normalisti va inquadrata anche nel più esteso processo di criminalizzazione della protesta sociale che incalza con l’approvazione di misure repressive, come la “Ley Bala”, che prevede l’uso delle armi in alcuni casi nei cortei da parte della polizia, con l’inasprimento delle pene per delitti contro la proprietà privata e l’ampliamento surreale delle fattispecie legate ai reati di terrorismo e di attacco alla pace pubblica. Tutti contenitori pronti per fabbricare colpevoli e delitti fast track. Il caso di Mario González, studente attivista arrestato ingiustamente il 2 ottobre 2013 e condannato, senza prove e con un processo ridicolo, a 5 anni e 9 mesi di reclusione, sta lì a ricordarcelo.
    Ma la “tradizione stragista”e di omissioni dello stato messicano è purtroppo molto più lunga e persistente. Basti ricordare alcuni nomi e alcune date, solo pochi esempi tra centinaia che si potrebbero menzionare: 2 ottobre 1968, Tlatelolco; 11 giugno 1971, “Los halcones”; anni ’70 e ‘80, guerra sucia; 1995, Aguas Blancas, Guerrero; 1997, Acteal, Chiapas; 2006, Atenco y Oaxaca; 2008 y 2014, Tlatlaya; 2010 e 2011, i due massacri di migranti a San Fernando, Tamaulipas; 2014, caracol zapatista de La Realidad, Chiapas; 2014, Iguala; 2006-2014, NarcoGuerra, 100mila morti, 27mila desaparecidos…
    La OAS (Organization of American States), Human Rights Watch, la ONU, la CIDH (Corte Interamericana dei Diritti Umani) si sono unite al coro internazionale di voci critiche contro il governo messicano. La notizia delle fosse comuni e della mattanza di Iguala sta cominciando a circolare nei media di tutto il mondo e si erge a simbolo dell’inettitudine, dell’impunità e della corruzione. In pochi giorni è crollata la propaganda ufficiale che presentava un paese pacificato e sulla via dello sviluppo indefinito.
    “Estamos moviendo a México”
    [​IMG]Gli spot governativi presentano un Messico che si muove, che sta sconfiggendo i narcos e che, grazie alla panacea delle “riforme strutturali”, in primis quella energetica, ma anche quelle della scuola, del lavoro, della giustizia e delle telecomunicazioni, si starebbe avviando a entrare nel club delle nazioni che contano: una retorica, quella delle riforme necessarie e provvidenziali, che suona molto familiare anche in Europa e in Italia e che, in terra azteca, copia pedantemente quella dei presidenti degli anni ottanta e novanta, in particolare di Carlos Salinas de Gortari. Dopo la firma del NAFTA (Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord) con USA e Canada, Salinas preconizzava l’ingresso del Messico nel cosiddetto primo mondo. Invece alla fine del suo mandato nel 1994 l’insurrezione dell’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) in Chiapas, l’effetto Tequila, la svalutazione, indici di povertà insultanti e la fine dell’egemonia politica del PRI (Partido Revolucionario Institucional, al potere durante 71 anni nel Novecento) attendevano al bivio il nuovo presidente, Ernesto Zedillo (1994-2000).
    Oggi Peña Nieto, anche lui del PRI, dopo aver approvato le riforme costituzionali e della legislazione secondaria in fretta e furia, cerca di vendere il paese agli investitori stranieri, mostrando al mondo come pregi gli aspetti più laceranti del sottosviluppo: precarietà e flessibilità del lavoro; salari da fame per una manodopera mediamente qualificata, non sindacalizzata e ricattabile; movimenti sociali anestetizzati; un welfare non universale, discriminante e carente; riforme educative dequalificanti per professori e alunni ma “efficientiste”; stato di diritto “flessibile”, cioè accondiscendente con i forti e spietato coi deboli.
    [​IMG]Il presidente annuncia lo sforzo del Messico per consolidare l’Alleanza del Pacifico, un’area commerciale sul modello del NAFTA per i paesi americani affacciati sull’Oceano Pacifico, e la prossima partecipazione di personale militare e civile alle “missioni di pace dell’ONU” come quella ad Haiti, la missione dei caschi blu chiamata MINUSTAH, che pochi onori e tante grane ha portato al paese caraibico e agli eserciti latinoamericani, per esempio il brasiliano, l’uruguaiano e il venezuelano, che vi partecipano attivamente.
    Questa politica da “potenza regionale”, però, deve fare i conti con la cruda realtà. L’inserto Semanal del quotidiano La Jornada del 5 ottobre ha pubblicato un box con un piccolo promemoria: dal dicembre 2012 al gennaio 2014 ci sono stati 23.640 morti legati al narco-conflitto interno, 1700 esecuzioni al mese, con Guerrero che registra, da solo, un saldo di 2.457 assassinii, secondo quanto riferisce la rivista Zeta in base all’analisi dei dati ufficiali. Nel 2011 Fidel López García, consulente dell’ONU intervistato dalla rivista Proceso (28/XI/2011), aveva parlato di un milione e seicentomila persone obbligate a lasciare la loro regione d’origine per via della guerra. Anche per questo il Messico rischia di trasformarsi in un’immensa fossa comune
    [​IMG]Post Scriptum. Il corteo.
    “¿Por qué, por qué, por qué nos asesinan? ¡26 de septiembre, no se olvida!” (“Perché, perché, perché ci assassinano? Il 26 settembre non si dimentica”). E’ stato il grido di oltre 60 piazze del Messico e decine in tutto il mondo nel pomeriggio dell’8 ottobre 2014.
    “Gli studenti sono vittime di omicidi extragiudiziari, si sequestrano e si fanno sparire non solo studenti ma anche attivisti sociali e quelli che vanno contro il governo […] è una presa in giro verso il nostro dolore, non sappiamo perché fanno questo teatrino politico”. Così ha espresso la sua rabbia Omar García, compagno degli studenti uccisi, in conferenza stampa. L’esercito, che nei tartassanti spot governativi viene ritratto come un’istituzione integra, fatta di salvatori della patria e protettori dei più deboli, ha vessato gli studenti di Ayotzinapa che portavano con loro un compagno ferito:
    “Ci hanno accusato di essere entrati in case private, gli abbiamo chiesto di aiutare uno dei nostri compagni e i militari han detto che ce l’eravamo cercata. Lo abbiamo portato noi all’ospedale generale ed è stato lì a dissanguarsi per due ore. L’esercito stava a guardare e non ci hanno aiutato”, continua Omar. “Il governo statale sapeva quello che stavamo facendo, non eravamo in attività di protesta ma accademiche ed è dagli anni ’50 che occupiamo gli autobus e la polizia se li viene riprendere, ma non deve aggredirci a mitragliate”.
    Il normalista ha infine parlato del governatore Aguirre: “Il nostro governatore ha ammazzato 13 dirigenti di Guerrero e due compagni nostri nel 2011 e per nostra disgrazia questi sono rimasti nell’oblio. La Commissione Nazionale dei Diritti Umani, cha aveva emesso un monito, non ha più seguito la cosa e il caso è rimasto impune, chi ha ucciso è rimasto libero”.
    Perseo Quiroz, direttore di Amnisty in Messico, ha spiegato che non serve a nulla che il presidente Peña si rammarichi pubblicamente dei fatti di Iguala perché “questi incubavano tutte le condizioni perché succedessero, non sono fatti isolati […] lo stato messicano colloca la tematica dei diritti umani in terza o quarta posizione e per questa mancanza di azioni accadono come a Iguala”.
    [​IMG]Anche il Dottor Mireles, leader del movimento degli autodefensas del Michoacán e incarcerato dal luglio 2014, ha mandato un messaggio dal carcere solidarizzando con i normalisti di Iguala. Il suo comunicato è importante perché sottolinea il doppio discorso e le ambiguità del governo: da una parte la connivenza narcos-autorità-polizia è la chiave di un massacro di studenti nel Guerrero, per cui i vari livelli del governo sono immischiati e responsabili; dall’altra si mostra una falsa disponibilità al dialogo con gli studenti del politecnico (Istituto Politecnico Nazionale, IPN) che hanno occupato l’università due settimane fa per chiedere la deroga del regolamento, da poco approvato alla chetichella dalle autorità dell’ateneo, che attenta contro i principi dell’educazione pubblica e dell’università. Nonostante le dimissioni della rettrice dell’IPN e l’intimidazione derivata dal caso Ayotzinapa, la protesta studentesca continua, chiede la concessione dell’autonomia all’ateneo (cosa già acquisita da tantissime università del paese) e mette in evidenza la scarsa volontà di dialogo dell’esecutivo.
    A San Cristobal de las Casas, nel Chiapas, gli zapatisti hanno proclamato la loro adesione alle iniziative di protesta di questa giornata e in migliaia hanno realizzato con una marcia silenziosa alle cinque del pomeriggio.
    L’EPR (Esercito Popolare Rivoluzionario) ha emesso un comunicato in cui ha definito il massacro come un “atto di repressione e di politica criminale di uno stato militare di polizia”.
    Il sindacato dissidente degli insegnanti, la CNTE (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación), era presente alle manifestazioni che sono state convocate in decine di città messicane e presso i consolati messicani in oltre dieci paesi d’Europa e delle Americhe. La Coordinadora ha anche dichiarato lo sciopero indefinito nello stato del Guerrero. Nella capitale dello stato, Chilpancingo, hanno marciato oltre 10mila dimostranti.
    A Città del Messico abbiamo assistito a una manifestazione imponente, non solo per il numero dei manifestanti, comunque alto per un giorno lavorativo e stimato tra le 70mila e le 100mila persone, quanto soprattutto per la diversità e il forte coinvolgimento delle persone nel corteo. Hanno risposto alla convocazione dei familiari delle vittime e degli studenti scomparsi centinaia di organizzazioni della società civile, tra cui il Movimento per la Pace e l’FPDT (Frente de los Pueblos en Defensa de la Tierra di Atenco), che sono scese in piazza con lo slogan “Ayotzinapa, Tod@s a las calles” mentre su Twitter e Facebook gli hashtag di riferimento erano #AyotzinapaSomosTodos e #CompartimosElDolor, condividiamo il dolore.
    [​IMG]Nel Messico della narcoguerra le mattanze si ripetono ogni settimana, da anni, e così pure si riproducono le dinamiche criminali che distruggono il tessuto sociale e la convivenza civile. Solo che ultimamente non se ne parla quasi più. I mass media internazionali e buona parte di quelli messicani hanno semplicemente smesso d’interessarsi della questione, seguendo le indicazioni dell’Esecutivo.
    La strage di Iguala e il caso Ayotzinapa stanno facendo breccia nella cortina di fumo e silenzio alzata dal nuovo governo e dai mezzi di comunicazione perché mostrano in modo contundente, crudele e diretto la collusione della polizia, dei militari e delle autorità politiche a tutti i livelli con la delinquenza organizzata. Sono i sintomi della graduale metamorfosi dello stato in “stato fallito” e “narco-stato”. Disseppelliscono il marciume nascosto nella terra, nelle sue fosse e nelle coscienze, nei palazzi e nelle procure. Smascherano la violenza istituzionale contro il dissenso politico e sociale, aprono le vene della narco-politica ed evidenziano omertà e complicità del potere locale, regionale e nazionale. Per questo Iguala e le sue vittime fanno ancora più male.
    [Questo testo fa parte del progetto NarcoGuerra. Cronache dal Messico dei cartelli della droga]
    P.S. Mentre stavo per pubblicare quest’articolo, il governo messicano, attaccato da tutti fronti per la strage di Iguala e i desaparecidos di Ayotzinapa, ha annunciato la cattura di Vicente Carrillo, capo del cartello di Juárez. Un altro colpo a effetto al momento giusto per distrarre l’opinione pubblica, ricevere i complimenti della DEA (Drug Enforcement Administration) e provare a smorzare gli effetti dell’indignazione mondiale. A che serve catturare un boss importante se continuano comunque le mattanze come a Iguala e tutto resta come prima?
     
  13. _caramon_

    _caramon_ User

    Auguri Embriaco.
    Grazie per quello che fai per noi.
     
    Jet-Jumbo, embriaco and olandiano like this.
  14. pulga1989

    pulga1989 User

    [QUOTE = "embriaco, post: 166441, member: 24455"] Masacre de Ayotzinapa

    De Wikipedia, la enciclopedia libre.

    [​IMG]
    "Los tomaron con vida, los queremos vivos de nuevo, solidaridad con los 43 estudiantes desaparecidos", leemos en el graffiti.
    La masacre de Ayotzinapa ocurrió el 26 de septiembre de 2014 en Iguala, México. Algunos alumnos de la Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos de Ayotzinapa fueron víctimas. De acuerdo con reconstrucciones los chicos viajaban a la Ciudad de México a bordo de tres autobuses incautados para llevar a cabo la iniciativa de recaudación de fondos. Durante el viaje fueron interceptados por la policía local que los atacó brutalmente, causando la muerte de 6 estudiantes; 25 estudiantes reportaron lesiones graves y 43 fueron secuestrados.
    Los detalles de la masacre aún no están claros, pero después de las diversas investigaciones llevadas a cabo por la Oficina del Fiscal General, se concluyó que después de que los jóvenes de secuestro incautados fueron puestos a algunos miembros de una banda criminal notorio en la zona, los Guerrero Unidos, y mató.
    El alcalde de Iguala, José Luis Abarca y su esposa, María de los Ángeles Pineda Villa, terminaron acusados; los dos fueron arrestados el 4 de noviembre de 2014, después de aproximadamente un mes de inacción
    La masacre de estudiantes en México: Narco-Estado y Narco-Política
    Publicado el 10 de octubre de 2014 · en Latinoamérica ·
    por Fabrizio Lorusso
    [​IMG]México se está convirtiendo en una inmensa fosa común. Desde diciembre de 2012, se ha encontrado el comienzo del período presidencial de Enrique Peña Nieto, hasta la fecha 246, al cual hace unos días se agregaron seis más. Son los pozos clandestinos de la ciudad de Iguala, en el sureño estado de Guerrero. Entre el sábado 4 de octubre y el domingo 5, el ejército, que ha acordonado el área, ha extraído 28 cadáveres: irreconocibles, quemados, calcinados, abandonados. Es probable que estos sean los cuerpos enterrados de docenas de estudiantes de la escuela normal de Ayotzinapa, un municipio que se encuentra a unos 120 km de Iguala. De hecho, desde el fin de semana anterior, 43 normalistas se han convertido oficialmente en desaparecidos . "Desaparecido" no significa simplemente desaparecido o imposible de rastrear, significa que el estado está involucrado.
    Significa que la autoridad, que se confabula con bandas criminales o grupos paramilitares, por omisión o por participación activa, está involucrada en el secuestro de personas y en su eliminación. No más rastros, los desaparecidos no pueden ser declarados oficialmente muertos, pero, de hecho, ya no existen. Los miembros de la familia los buscan, piden justicia a las mismas autoridades que los hicieron desaparecer. O recurren a los medios de comunicación ya las instituciones que en México son cada vez más una farsa, una fachada que esconde otros intereses y otra lógica, oculta y delincuente. Y en las conferencias de prensa, sin miedo, dicen: "No fue el crimen organizado, sino el estado mexicano".
    La masacre de #Iguala #Ayotzinapa
    [​IMG]En la tarde del viernes, 26 de septiembre, un grupo de jóvenes estudiantes de la Escuela Normal de Ayotzinapa se dirige a Iguala para botear, eso es para recaudar dinero. Todos tienen entre 17 y 20 años. Quieren recaudar dinero para participar en el tradicional desfile el 2 de octubre en la Ciudad de México en memoria de la masacre de 1968, cuando el ejército mató a más de 300 estudiantes y manifestantes en la Plaza Tlatelolco. Los normalistas deciden ocupar tres autobuses. Los controladores les permiten hacerlo, están acostumbrados. Son las siete y media, está oscuro. Fuera de la estación de autobuses, sin embargo, hay un comando armado con policías esperándolos. Disparan sin aviso. Disparan para matar, no solo para intimidar. Tienen el uniforme de policía del municipio de Iguala y son los hombres del alcalde José Luis Abarca Velázquez y del director de la policía local Felipe Flores, ambos fugitivos durante más de una semana. Pero los pistoleros no están solos por mucho tiempo, pronto se les unen un puñado de otros energumenes en antidisturbios. Los disparos cesa por un tiempo, pero el ataque fue brutal, indignado e irracional.
    La persecución continúa Más disparos comienzan. Tres estudiantes mueren, otros 25 permanecen heridos, uno en estado de muerte cerebral. Para salvarse uno debe esconderse, arrojarse bajo los autobuses. No te muevas, de lo contrario los policías te secarán. Algunos intentan escapar, bajarse del autobús, el hormiguero explota en la oscuridad. Los hombres en uniforme cargan docenas de estudiantes en sus camiones y se los llevan. Parece que el ejército, la policía federal y la policía estatal han elegido no intervenir. Déjalo en paz
    Mientras tanto, otros sujetos vienen con armas de alto calibre, narcotraficantes del cartel Guerreros Unidos , uno de los muchos acrónimos que describen el terror de la guerra y la descomposición del cuerpo social en muchas regiones del país. No satisfechos, la policía, en alianza con los narcos, se muda de la ciudad, patrulla la carretera que conecta Ayotzinapa con Iguala y detiene a un entrenador de un equipo de fútbol local, los avispones . También atacan eso, pensando que es el medio en el que los estudiantes regresan a casa. Necesitamos disparar, apuntar sin tregua. Y ahora hay muchos, narcos y narco-policías, juntos, probablemente por orden de "El Chucky", un jefe local, y del alcalde Abarca.
    [​IMG]Matan a un futbolista de los avispones , un chico de catorce años llamado David Josué García Evangelista. Las balas vuelan por todas partes, son astillas de locura y perforan el cuerpo de un taxi que, desafortunadamente, pasaba. Tanto el conductor del automóvil como un pasajero, la Sra. Blanca Montiel, pierden la vida. El caso, la mala suerte se convierte en muerte . Unas horas más tarde en la ciudad aparece el cadáver del estudiante Julio César Mondragón, atormentado. Le despellejaron completamente la cara y le quitaron los ojos, según la costumbre de los narcos. La imagen macabra, incluso si es repulsiva, se vuelve viral en las redes sociales. Los testimonios directos de horror también se extendieron globalmente que están haciendo los sobrevivientes
    Reacciones a la mattanza
    Después de la masacre del fin de semana en Iguala se organizan los compañeros de los miembros normales de Ayotzinapa y familiares de las víctimas y los desaparecidos, reclamo, volver al lugar de la matanza y anunciar una manifestación nacional para el 8 de octubre en la Ciudad de México para exigir la renuncia del el gobernador del estado, Ángel Aguirre, la "restitución con vida" de los desaparecidos y la justicia para las víctimas de la matanza.
    Los medios y la presión popular están creciendo para lograr justicia. Los primeros arrestos llegan. 22 policías a sueldo de las mafias locales y 8 narcotraficantes son encarcelados y el Procurador General de la República comienza a ocuparse del caso. Algunos de los detenidos confiesan los crímenes cometidos y hablan de al menos 17 estudiantes secuestrados y ejecutados. Indican la posición exacta de tres tumbas clandestinas en las que serían enterradas. El ejército y la gendarmería comisaria de toda la región y ciegan las fosas comunes que no son tres, hay seis. La muerte se multiplica Los cuerpos recuperados son 28, no 17. Los desaparecidos, sin embargo, tienen 43.
    [​IMG]Los números no vuelven. Los familiares no confían, solicitan el envío de médicos forenses argentinos, especialistas imparciales y calificados. Tomará tiempo tener certezas, si alguna vez habrá. Los resultados de la prueba de ADN llegarán tarde al menos dos semanas. Mientras tanto, el 7 de octubre de seiscientos agentes de la Policía Comunitaria de la región costa chica , pertenecientes a UPOEG (Unión de Pueblos Organizados de Guerrero), han hecho su entrada en Iguala a buscar a casa "vivo o muerto" y " hogar "los 43 estudiantes desaparecidos. Otros grupos de la policía comunitaria de Tixla, independientes de las autoridades estatales, escribieron en Twitter: "Con nuestra actividad de seguridad estamos protegiendo la Normal de #Ayotzinapa ".
    Dónde está el alcalde del PRD ( Partido de la Revolución Democrática), centro-izquierda) José Luis Abarca? Y su esposa tampoco puede ser encontrada? ¿Y qué hace el gobernador del estado, el "progresista", también del PRD, Ángel Aguirre? Parece que él conocía la situación muy bien desde hace un tiempo. Su partido eligió expulsar al alcalde y apoyar al gobernador para no perder el poder en esa región. Abarca pidió 30 días de permiso y luego desapareció. Ahora es buscado por la justicia y vilipendiado por la opinión pública nacional. Aguirre, que no pudo evitar la masacre ni bloqueó la concesión de permisos solicitada por el alcalde antes de escapar, intenta defender lo indefendible y, por ahora, no presenta su renuncia. Por el contrario, intercambia abrazos y toma una foto con Carlos Navarrete, el nuevo secretario general del PRD electo el domingo 5 de octubre.
    Narco-Política
    La gravità della situazione è palese, anche perché è nota da anni e non s’è fatto nulla per denunciarla ed evitare la sua degenerazione violenta. José Luis Abarca, sindaco di Iguala al soldo dei narco-cartelli, ha un passato inquietante alle spalle, ma è riuscito comunque a diventare primo cittadino e a piazzare sua moglie, María Pineda, come capo delle politiche sociali municipali, cioè dell’ufficio del DIF (Desarrollo Integral de la Familia), e prossima candidata sindaco. Il giorno della strage la signora Pineda doveva presentare la relazione dei lavori svolti come funzionaria pubblica e, temendo un’eventuale incursione dei normalisti nell’evento, avrebbe richiesto al marito di “mettere in sicurezza” la zona.
    Abarca lanzaría la operación contra los estudiantes con la colaboración del jefe de la policía municipal, su primo Felipe Flores. Ya era conocido por tener patrullas policiales "clonadas" para llevar a cabo "trabajos especiales" y por sus abusos de autoridad. La esposa del alcalde es hermana de Jorge Alberto y Mario Pineda Villa, también conocidos como "El borrado" y "El MP", dos operadores del cartel de Beltrán Leyva que fueron asesinados. Salomón Pineda, otro hermano, es con el Guerreros Unidos desde junio de 2013. En uno de los estados más pobres de México, Abarca y su esposa toman, incluidos los sueldos y compensaciones, de 20 mil euros por mes que pesan directamente en las arcas municipales.
    [​IMG]"Te concedo el placer de matar", dijo en 2013 el alcalde Abarca Arturo Hernández Cardona, la Unidad Popular Guerrero, antes de matarlo, como decirle a un testigo de este crimen por el cual Abarca no ha sido condenado, pero que es archivado en un archivo judicial.
    El 30 de mayo de 2013 ocho personas desaparecieron en Iguala. Eran activistas, miembros de Unidad Popular, un grupo político cercano al PRD. Tres de ellos fueron encontrados muertos en fosas comunes. El camión en el que viajaban fue encontrado en el depósito municipal de automóviles de Iguala. Human Rights Watch, Amnistía Internacional y la Oficina de Washington para Asuntos Latinoamericanos pidieron en vano a las autoridades federales que aclararan el caso, ya que existía una sospecha fundada de una implicación de las autoridades locales. Cinco activistas son todavía desaparecidos.
    Los sicarios en el uniforme de la policía y los de civil que trabajaba para el mismo signo, el de la Guerreros Unidos , que está luchando con Los Rojos para controlar el acceso a la tierra caliente , la zona caliente entre la costa y la sierra , donde prosperan los cultivos de marihuana y adormidera florecen, que aquí se llaman amapola o adormidera. Las pandillas rivales nacieron de la división de la organización de los hermanos Beltrán Leyva, que ahora está muriendo. El 2 de octubre, mientras que 50 mil personas marcharon por las calles de la capital para que no se desvanecerá el recuerdo de una matanza, en Querétaro fue detenido hace hermanos fugitivos, Héctor Beltrán Leyva, alias "El H", otro hijo de las montañas de estado de Sinaloa. "El H" se había convertido en un empresario respetado. mexicano nativo de Corleone, el infame Badiraguato, y ex aliado del ex Jefe de Jefes , Joaquín "El Chapo" Guzmán, quien se encuentra en prisión desde el pasado mes de febrero, habían construido una reputación respetable, honrado. Pero durante algún tiempo, el grupo Beltrán se dividió en células cancerosas y enloquecidas de acuerdo con el llamado efecto cucaracha.: cucarachas fugitivas, un éxodo masivo para evitar ser pisoteado.
    Y aquí están los estudiantes que Ellos ejecutan con la policía, que, a su vez, aspiran a los mejores lugares dentro de la organización criminal, cada vez más confusos con el estado, y s'occupano la protección y la venta de drogas. La heroína tira más en este período e Iguala es una entrada importante, una plaza de unión. La heroína blanca de Guerrero es un producto que no tiene nada que envidiar, por calidad y pureza, a lo que viene de Afganistán. La razón por la cual la región es la más violenta de México durante un año y medio y expulsado en la parte superior de los otros muertos se desmorona como Michoacán, Tamaulipas, Sonora, Sinaloa, Chihuahua, el Estado de México y Veracruz.
    [​IMG]Los responsables de la masacre de Iguala
    Los policías detenidos acusan a Francisco Salgado, uno de sus jefes, que también estaba esposado, de haber ordenado que interceptaran a los estudiantes fuera de la estación de autobuses. En cambio, la orden de capturarlos y asesinarlos vendría del jefe de la mafia El Chucky. Chucky, como el personaje de la película de terror "The killer doll" de Tom Holland. El fiscal de Guerrero, Iñaki Blanco, cree que el principal culpable de la matanza y el 43 Desaparición normaliens Abarca es el alcalde que "ha fracasado en su deber, además de haber cometido varios delitos." El fiscal habla sólo de "omisiones", que promoverá las acusaciones de "violaciónes de las garantías de la población" y la revocación de su inmunidad, pero a partir de su discurso no está claro quién sería el responsable de la totalidad o cómo van a ser identificados y procesados.
    ¿Quién ordenó a los policías (narcos) detener a los normalistas y disparar? ¿Cómo es posible que el alcalde y el jefe de policía y las fuerzas de seguridad locales, Felipe Flores, lograron escapar? ¿Por qué los dos, sino también el ejército y las fuerzas federales, dejan a los estudiantes a merced de la violencia? ¿Por qué la policía recibe órdenes de los narcos y, de hecho, son parte del cártel de Guerreros Unidos ? ¿Cómo es posible que todo esto trágicamente sea tan normal en México? ¿Cómo es que nadie lo ha evitado, si durante años has sabido de la situación?
    De hecho, existe evidencia de que, al menos desde 2013, el gobierno federal y el PRD han convertido dos ojos ciegos a la evidencia: José Luis Abarca y su esposa María Pineda tenían claros vínculos con el tráfico de drogas y la muerte de un militante como Arturo Hernández Cardona. Pero desde 2009, cuando el presidente fue Felipe Calderón, del conservador Partido Acción Nacional (PAN), la Oficina del Procurador General había hecho públicos los informes de la señora Pineda y sus hermanos con el cártel de los Beltrán Leyva. La policía de Iguala estaba en manos de los narcos y hay muchas realidades locales en México donde prevalece esta situación.
    El experto internacional en seguridad y tráfico de drogas, prof. Edgardo Buscaglia, habló sobre Peña Nieto y Calderón como figuras similares, como coordinadores del pacto de la impunidad y la pérdida del control político nacional: "Las caras han cambiado, pero tienen el mismo papel". Por lo tanto, dijo el académico, tenemos que comenzar con el presidente para encontrar a los gerentes. Mientras la comunidad internacional "actúa como si nada estuviera sucediendo", en el país "el dinero silencia las conciencias colectivas" y, según Buscaglia, "el sistema llegará a una crisis y habrá una convulsión social en la que el país se detendrá y sobre todo el sistema económico ".
    [​IMG]Las escuelas mexicanas normales
    El destino sigue siendo que pocos grupos de estudiantes, aunque combativos, de una institución rural no son traficantes peligrosos ni representan amenazas sistémicas. ¿Por qué aniquilarlos? Quizás la historia nos ayuda a formular hipótesis sobre las respuestas. escuelas normales mexicanos, nacidos en los años 20 y pulsadas por el presidente Lázaro Cárdenas en los años 30 como baluartes del proyecto Educación socialista para las personas y las áreas rurales del país, son considerados hoy por la clase política tecnocrática como un legado peligroso y anacrónico del pasado Un apéndice inútil para ser erradicado para entrar completamente en la globalización.
    De hecho, los gobiernos neoliberales, los presidentes Miguel de la Madrid (1982-1988) y Carlos Salinas (1988-1994) en adelante, constantemente atacados y amenazados de la supervivencia del sistema escolar normal que, sin embargo, ha sido capaz de resistir. La función social de estos centros educativos ha sido vital porque consistía en instruir a las clases sociales más débiles y explotados, especialmente los agricultores y residentes rurales, para que pudieran defenderse contra los abusos de los terratenientes y políticos locales, de acuerdo con un plan claro emancipación político-educativa y rebelión al status quo. La alfabetización de la población rural y la formación de maestros socialmente conscientes parece haberse convertido en una anomalía para muchas áreas de pensamiento recto, político y metropolitano.
    Para esto los estudiantes de lo normal, como portadores luchan modelos y formación antitéticos a los de las élites y los caciques de la narco-agricultura locales y nacionales y los narco-política, que ya han sido víctimas en el pasado y la barbarie represión. En diciembre 2011 la policía mató a dos de ellos en Ayotzinapa durante el desalojo de un control de carretera y una manifestación. La Policía Federal utilizó una gran violencia en 2007 para reprimir a los estudiantes de la misma ciudad que había bloqueado el paso en un peaje de la Autostrada del Sole entre Acapulco y la Ciudad de México. En 2008, sus compañeros de clase de Tiripetío, en Michoacán, fueron tratados como miembros de pandillas peligrosas y, después de un día de protestas y enfrentamientos con la policía, 133 de ellos terminaron esposados.
    [​IMG]Tradición estragista
    La penalización de la normaliens debe verse también en el proceso más amplio de criminalización de la protesta social que está presionando con la aprobación de medidas represivas, como la "Ley Bala", que implica el uso de armas en algunos casos en los desfiles por la policía, con la exacerbación de las penas por delitos contra la propiedad privada y la ampliación surrealista de los casos relacionados con los delitos de terrorismo y ataque a la paz pública. Todos los contenedores listos para cometer infracciones culpables y rápidas . El caso de Mario González , un estudiante activista encarcelado injustamente el 2 de octubre de 2013 y sentenciado, sin juicio y con un juicio ridículo, a 5 años y 9 meses de prisión, está ahí para recordarnos.
    Pero la "tradición estragista" y las omisiones del Estado mexicano son, lamentablemente, mucho más largas y persistentes. Baste recordar algunos nombres y algunas fechas, solo algunos ejemplos entre cientos que podrían mencionarse: 2 de octubre de 1968, Tlatelolco; 11 de junio de 1971, "Los halcones"; los años '70 y '80, guerra sucia ; 1995, Aguas Blancas, Guerrero; 1997, Acteal, Chiapas; 2006, Atenco y Oaxaca; 2008 y 2014, Tlatlaya; 2010 y 2011, las dos masacres de migrantes en San Fernando, Tamaulipas; 2014, caracol zapatista de La Realidad, Chiapas; 2014, Iguala; 2006-2014, NarcoGuerra, 100 mil muertos, 27 mil desaparecidos ...
    La OEA ( Organización de Estados Americanos ), Human Rights Watch, la ONU, la CIDH (Corte Interamericana de Derechos Humanos) se han unido al coro internacional de voces críticas con el gobierno mexicano. La noticia de las fosas comunes y la masacre de Iguala está comenzando a circular en los medios de todo el mundo y es un símbolo de ineptitud, impunidad y corrupción. En pocos días colapsó la propaganda oficial que presentaba un país pacificado y en el camino del desarrollo indefinido.
    "Estamos moviendo a México"
    [​IMG]Los comerciales del gobierno muestran un México que se mueve, que es derrotar a los traficantes de drogas y que, gracias a la panacea de "reformas estructurales", principalmente la energía, sino también los de la escuela, el trabajo, la justicia y las telecomunicaciones, que sería el lanzamiento para unirse al club de los países que cuentan: una retórica, que las reformas necesarias y providenciales, que suena muy familiar en Europa y en Italia y que en tierra azteca, copia pedante que el de los presidentes de los años ochenta y noventa, en particular, Carlos Salinas de Gortari. Después de la firma del TLCAN (Tratado de Libre Comercio de América del Norte) con los Estados Unidos y Canadá, Salinas abogaba por la entrada de México en el llamado Primer Mundo.El Partido Revolucionario Institucional , en el poder durante 71 años en el siglo veinte) esperaba al nuevo presidente, Ernesto Zedillo (1994-2000) en la encrucijada.
    Hoy Peña Nieto, también del PRI, después de la aprobación de las reformas constitucionales y la legislación secundaria que tienen prisa, tratando de vender el país a los inversores extranjeros, mostrando al mundo cómo los méritos de los aspectos más desgarradores del subdesarrollo: la inseguridad y la flexibilidad de la mano de obra ; salarios del hambre para una mano de obra medianamente calificada, no sindicalizada y chantajeada; movimientos sociales anestesiados; un bienestar no universal, discriminatorio y deficiente; descalificación de las reformas educativas para docentes y exalumnos, pero "eficiente"; un estado de ley "flexible", es decir, condescendiente con los fuertes y despiadados con los débiles.
    [​IMG]El presidente anuncia el esfuerzo de México para consolidar la Alianza del Pacífico, un área comercial modelada en el TLCAN para los países americanos que enfrentan el Océano Pacífico, y la próxima participación de personal militar y civil en las "misiones de paz de la ONU" " al igual que el de Haití, la misión de las fuerzas de paz llamado MINUSTAH, que pocos honores y muchos granos traídos al país del Caribe y los ejércitos latinoamericanos, como el de Brasil, Uruguay y Venezuela, quienes participan activamente.
    Esta política de "poder regional", sin embargo, tiene que lidiar con la dura realidad. El suplemento Semanal del diario La Jornada del 5 de octubre publicó una caja con un pequeño recordatorio: de diciembre de 2012 a enero de 2014 hubo 23.640 muertes relacionadas con el narco-conflicto interno, 1.700 ejecuciones al mes, con la grabación de Guerrero, solo , un balance de 2.457 asesinos, según informes de la revista Zeta basados en el análisis de datos oficiales. En 2011, Fidel López García, un consultor de la ONU entrevistado por la revista Proceso (28 / XI / 2011), había hablado de un millón y seiscientas mil personas obligadas a abandonar su región de origen debido a la guerra. Esta es otra razón por la cual México corre el riesgo de convertirse en una inmensa fosa común
    [​IMG]Publicar Scriptum. La procesión.
    "¿Por qué, por qué, por qué nos asesinan? ¡26 de septiembre, no si olvida! "(" ¿Por qué, por qué, por qué nos matan? 26 de septiembre no se olvida "). Fue el grito de más de 60 plazas en México y docenas en todo el mundo en la tarde del 8 de octubre de 2014.
    "Los estudiantes son víctimas de asesinatos extrajudiciales, secuestran y se hacen desaparecer no solo estudiantes sino también activistas sociales y quienes van en contra del gobierno [...] es una burla de nuestro dolor, no sabemos por qué hacen este teatro político" . Así expresó su enojo Omar García , compañero de los estudiantes asesinados, en una conferencia de prensa. El ejército, que se presenta como una institución intacta en el duro lugar del gobierno, formado por salvadores de la patria y protectores de los más débiles, ha hostigado a los estudiantes de Ayotzinapa que trajeron consigo a un compañero herido:
    "Nos acusaron de entrar a casas privadas, le pedimos que ayudara a uno de nuestros camaradas y el ejército dijo que lo habíamos buscado. Lo llevamos al hospital general y él estuvo allí para sangrar durante dos horas. El ejército estaba mirando y no nos ayudó ", continúa Omar. "El gobierno estatal sabía lo que estábamos haciendo, no estábamos en protesta sino académicos y es desde los años 50 que tomamos los autobuses y la policía si se reanudan, pero no tiene que atacarnos con ametralladoras".
    Finalmente, la normalista habló sobre el gobernador Aguirre: "Nuestro gobernador ha matado a 13 ejecutivos de Guerrero y dos de nuestros camaradas en 2011 y por nuestra desgracia estos han permanecido en el olvido. La Comisión Nacional de Derechos Humanos, que había emitido una advertencia, ya no siguió el asunto y el caso permaneció impune, quien fue dejado en libertad ".
    Perseo Quiroz, director de Amnisty en México, explicó que no hay ningún punto que el presidente Peña lamenta públicamente los hechos de Iguala porque "éstos incuban todas las condiciones para desplegar incidentes, no están aislados [...] el estado mexicano colocó el tema los derechos humanos en la tercera o cuarta posición y debido a esta falta de acciones, ocurren como en Iguala ".
    [​IMG]También el Dr. Mireles, líder del movimiento autodefensas de Michoacán y encarcelado desde julio de 2014, envió un mensaje desde la prisiónsolidificando con los normalistas de Iguala. Su declaración es importante porque pone de relieve el doble discurso y la ambigüedad del gobierno: por un lado los narco-policía-autoridades de convivencia es la clave para una matanza de estudiantes en Guerrero, a la que los distintos niveles de gobierno han entrometido y responsable; el otro muestra una falsa apertura al diálogo con los estudiantes de la Politécnica (Instituto Politécnico Nacional, IPN), que ocupó la universidad hace dos semanas para pedir al Reglamento de exención, recientemente aprobado por la astuta de las autoridades universitarias, atento a los principios de la educación pública y la universidad. A pesar de la renuncia del director de IPN y la intimidación resultante del caso de Ayotzinapa, la protesta estudiantil continúa,
    En San Cristóbal de las Casas, Chiapas, los zapatistas proclamaron su adhesión a las iniciativas de protesta de este día y miles se dieron cuenta con una marcha silenciosa a las cinco de la tarde.
    El EPR (Ejército Popular Revolucionario) emitió un comunicado en el que describió la masacre como un "acto de represión y política criminal de un estado policial militar".
    disidente sindicato de maestros, la CNTE (Coordinadora Nacional de Trabajadores de la Educación), estuvo presente en las manifestaciones que han sido llamados en las ciudades mexicanas de decenas y en los consulados mexicanos en más de diez países de Europa y América. La Coordinadora también declaró que la huelga indefinida en el estado de Guerrero. En la capital del estado, Chilpancingo, han marchado más de 10 mil manifestantes.
    En la Ciudad de México, hemos sido testigos de una demostración impresionante, no solo por el número de manifestantes, sin importar cuán alto sea el día de trabajo y se estima entre 70,000 y 100,000 personas, y sobre todo por la diversidad y la fuerte participación de la gente en el desfile. Ellos respondieron a la llamada de las familias de las víctimas y los estudiantes desaparecieron cientos de organizaciones de la sociedad civil, entre ellas el Movimiento por la Paz y FPDT ( Frente de los Pueblos en Defensa de la Tierra Atenco), que salieron a las calles con el eslogan "Ayotzinapa, Tod @ sa las calles" mientras que en Twitter y Facebook los hashtags de referencia fueron #AyotzinapaSomosTodos y #CompartimosElDolor , compartimos el dolor.
    [​IMG]En el México de la guerra, las matanzas se repiten cada semana, durante años, y también lo son las dinámicas criminales que destruyen el tejido social y la convivencia civil. Solo que últimamente no hablamos más de eso. Los medios de comunicación internacionales y una buena parte de los mexicanos simplemente han dejado de interesarse en el asunto, siguiendo las indicaciones del Ejecutivo.
    La matanza de Iguala y el caso Ayotzinapa están haciendo incursiones en la cortina de humo y plantearon el silencio por el nuevo gobierno y los medios de comunicación a manera contundente, cruel y colusión directa de la policía, los militares y las autoridades políticas a todos los niveles con crimen organizado. Son los síntomas de la metamorfosis gradual del estado en "estado fallido" y "narcoestado". Ahogan la podredumbre escondida en la tierra, en sus fosas y conciencias, en los palacios y en la acusación. Desenmascaran la violencia institucional contra la disidencia política y social, abren las venas de la narco-política y resaltan el silencio y la complicidad del poder local, regional y nacional. Es por eso que Iguala y sus víctimas son aún peores.
    [Este texto es parte del proyecto NarcoGuerra. Crónicas de México de cárteles de la droga ]
    PS Cuando estaba a punto de publicar este artículo, el gobierno de México, atacado desde todos los frentes de la matanza de Iguala y desapariciones de Ayotzinapa, anunció la captura de Vicente Carrillo, jefe del cártel de Juárez. Otro disparo en vigor en el momento adecuado para distraer a la opinión pública, recibiendo las felicitaciones de la DEA ( Drug Enforcement Administratio n) y tratar de amortiguar los efectos de la indignación en todo el mundo. ¿Cuál es el objetivo de capturar a un jefe importante si el mattanze continúa en Iguala y todo sigue igual que antes? [/ QUOTE]
    Yes, I was marching for that crime of state, they beat me the federal police along with my companions...
    Drug war in mexico.
    [​IMG]
    [​IMG]
    Caricature of crime Ayotzinapa.
    [​IMG]
    [​IMG]
    [​IMG]
    [​IMG]
    The federal police against the people in guerrero...
     
    Jet-Jumbo and embriaco like this.
  15. embriaco

    embriaco User

  16. embriaco

    embriaco User

    L'invenzione del Natale e la festa del Sole

    A Roma era il Sol Invictus, altrove la nascita di Mitra, Horus, El Gabal o Helios: così si festeggiava il solstizio d'inverno prima che la Chiesa ci mettesse il suo marchio.
    [​IMG]

    Sol Invictus


    A eccezione del 25 aprile, del primo maggio e del 2 giugno, ricorrenze laiche per eccellenza, le festività del calendario sono tutte religiose. Molte lo sono diventate nel corso dei secoli, quando il cristianesimo prima e la Chiesa cattolica poi si sono appropriati di antiche feste e riti pagani come strumento per sradicare i culti politeisti preesistenti, evangelizzare le popolazioni, uniformare ed estendere il proprio potere.
    Il Natale non fa eccezione, perché deriva dalla celebrazione del solstizio d'inverno, oggi convenzionalmente fissato il 21 dicembre. Il solstizio è il momento dell'anno cui corrisponde, a causa della posizione che il sole assume rispetto al piano equatoriale, la notte più lunga e il giorno più corto. Questo fenomeno nell'antichità veniva interpretato in chiave religiosa: il Sole, giunto al minimo della sua potenza, sembrava improvvisamente rinascere, riconquistava le tenebre e diventava invincibile. Ed ecco che in quei giorni i Romani festeggiavano il Sol invictus (Sole invincibile, appunto), gli Egiziani la nascita di Horus, gli Indopersiani quella di Mitra, i Siriani quella di El Gabal, i Greci quella di Helios. Ma l'elenco delle divinità celebrate nel mondo durante il solstizio d'inverno è lunghissimo, a indicare come il culto del dio Sole fosse radicato in tutte le civiltà.



    Fu Aureliano il primo imperatore romano a istituire ufficialmente il 25 dicembre la festa del Sol Invictus, nel 274. Costantino poi, nel 330, trasformò la ricorrenza in celebrazione cristiana facendovi coincidere la nascita di Cristo, fino ad allora festeggiata in date diverse a seconda del luogo (ma più diffusamente il 6 gennaio, giorno dedicato in seguito all'Epifania). E fu sempre Costantino a cambiare nome all'ultimo giorno della settimana, che da dies solis (giorno del Sole, significato che ancora rimane nell'inglese sunday e nel tedesco sonntag) diventò dies domini (giorno del Signore).



    Nonostante l'ufficializzazione della data di nascita di Cristo, il culto del dio Sole rimase ben radicato persino nelle popolazioni cristiane. Così scriveva nel 460 papa Leone Magno: «E' così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella basilica di San Pietro, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell'astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana». Ci vollero la soppressione del culto di Mitra, le persecuzioni dei riti politeisti e i decreti di Giustiniano sulla chiusura dei tempi pagani per far sì che il Natale si affermasse lentamente - e per editto - come festa cristiana in tutto l'Impero.
     
    _caramon_ and olandiano like this.
  17. ISTLTBA

    ISTLTBA User

    UserID: 13130055 WELCOME AIRPORT
     
    Jet-Jumbo and embriaco like this.
  18. embriaco

    embriaco User



    Non insegnate ai bambini
    non insegnate la vostra morale
    è così stanca e malata
    potrebbe far male
    forse una grave imprudenza
    è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

    Non elogiate il pensiero
    che è sempre più raro
    non indicate per loro
    una via conosciuta
    ma se proprio volete
    insegnate soltanto la magia della vita.

    Giro giro tondo cambia il mondo.

    Non insegnate ai bambini
    non divulgate illusioni sociali
    non gli riempite il futuro
    di vecchi ideali
    l'unica cosa sicura è tenerli lontano
    dalla nostra cultura.

    Non esaltate il talento
    che è sempre più spento
    non li avviate al bel canto, al teatro
    alla danza
    ma se proprio volete
    raccontategli il sogno di
    un'antica speranza.

    Non insegnate ai bambini
    ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
    stategli sempre vicini
    date fiducia all'amore il resto è niente.

    Giro giro tondo cambia il mondo.
    Giro giro tondo cambia il mondo.
     
    _caramon_ and olandiano like this.
  19. olandiano

    olandiano User

    WOW....sei unico embri...bellissimo.Grazie..
     
    Jet-Jumbo, embriaco and _caramon_ like this.
  20. olandiano

    olandiano User

    [​IMG]

    TANTI AUGURI PER IL NUOVO ANNO 2018

    Buon anno embri ....​
     
    Jet-Jumbo, andrusca69 and embriaco like this.